domenica

Il dono della Vita

UN FUTURO DI PACE (da: “Diamo ai bambini un futuro di pace” di Giovanni Paolo II - Ed. Paoline)

         I piccoli imparano ben presto a conoscere la vita. Osservano ed imitano il modo di agire degli adulti. Apprendono rapidamente l’amore e il rispetto per gli altri, ma assimilano pure con prontezza il veleno della violenza e dell’odio. L’esperienza fatta in famiglia influirà fortemente sugli atteggiamenti che assumeranno da adulti. Pertanto, se la famiglia è il primo luogo nel quale si aprono al mondo, la famiglia deve essere per loro la prima scuola di pace. 
I genitori hanno una straordinaria possibilità per aprire i figli alla conoscenza di questo grande valore: la testimonianza del loro amore reciproco. E’ amandosi che essi consentono al figlio, fin dal suo primo esistere, di crescere in un ambiente di pace, permeato di quegli elementi positivi che di per sé costituiscono il vero patrimonio familiare: stima ad accoglienza reciproche, ascolto, condivisione, gratuità, perdono. 
Grazie alla reciprocità che promuovono, questi valori rappresentano un’autentica educazione alla pace e rendono il bambino, fin dalla sua più tenera età, attivo costruttore di essa.
Egli condivide coi genitori ed i fratelli l’esperienza della vita e della speranza, vedendo come s’affrontano con umiltà e coraggio le inevitabili difficoltà e respirando in ogni circostanza un clima di stima per gli altri e di rispetto per le opinioni diverse dalle proprie.
E’ anzitutto in casa che, prima ancora di ogni parola, i piccoli devono sperimentare, nell’amore che li circonda, l’amore di Dio per loro, ed imparare che Egli vuole pace e comprensione reciproca tra tutti gli esseri umani, chiamati a formare un’unica, grande famiglia. (…)
Diamo ai bambini un futuro di pace!

La bellezza della vita

"Il Piccolo Principe"

CAPITOLO IX


Il piccolo Principe prima di mettersi in viaggio, mise in ordine il suo pianeta: spazzò i vulcani, estirpò i germogli di baobab e annaffiò il fiore, che lo salutò e finalmente gli dimostrò quanto gli era affezionato.

Il Piccolo Principe

CAPITOLO VIII


Sul pianeta del piccolo Principe crescevano sempre fiori molto semplici, ma un giorno spuntò un grande bocciolo, venuto da chi sa dove. Il piccolo Principe, sorpreso, lo osservò. Inizialmente pensò che fosse un germoglio di baobab, ma da quel gran bocciolo fiorì una magnifica rosa, che un pò si vantava della sua bellezza e  nonostante questo sembrava modesto. La rosa vantandosi raccontò al ragazzo che poteva battere perfino una tigre, ma aveva paura delle forti ventilate, cosi il Piccolo Principe  la coprì con una campana di vetro. Il piccolo Principe, infelice, cominciò a dubitare di lui e pensò che i fiori dicono cose insensate e che non bisogna mai ascoltarli.

" Il Piccolo Principe"

CAPITOLO VI



L’ autore a poco a poco ha capito quanto era malinconica la vita del piccolo principe:
Il bambino quando era triste amava guardare i tramonti.
Un giorno ne aveva visti 43.

... Questa e' forse la pagina piu' malinconica  de "Il Piccolo Principe": la nostalgia della sua casa, dei suoi affetti, dei suoi tramonti.


Capitolo V " Il Piccolo Principe"

Ogni giorno imparavo qualche cosa sul pianeta, sulla partenza, sul viaggio.
Veniva da se', per qualche riflessione.
Fu cosi' che al terzo giorno conobbi il dramma dei baobab.
Anche questa volta fu merito della pecora, perche' bruscamente il piccolo principe mi interrogo', come preso da un grave dubbio:

"E' proprio vero che le pecore mangiano gli arbusti?"
"Si, e' vero".
"Ah! Sono contento".

Non capii perche' era cosi' importante che le pecore mangiassero gli arbusti.
Ma il piccolo principe continuo':
"Allora mangiano anche i baobab?"
Feci osservare al piccolo principe che i baobab non sono degli arbusti, ma degli alberi grandi come chiese e che se anche non avesse portato con se' una mandria di elefanti, non sarebbe venuto a capo di un solo baobab.

L'idea della mandria di elefanti fece ridere il piccolo principe:
"Bisognerebbe metterli gli uni su gli altri..."

Ma osservo' saggiamente:
"I baobab prima di diventar grandi cominciano con l'essere piccoli".
"E' esatto! Ma perche' vuoi che le tue pecore mangino i piccoli baobab?"
"Be'! Si capisce", mi rispose come se si trattasse di una cosa evidente.

E mi ci volle un grande sforzo d'intelligenza per capire da solo questo problema.



Infatti, sul pianeta del piccolo principe ci sono, come su tutti i pianeti, le erbe buone e quelle cattive.
Di conseguenza: dei buoni semi di erbe buone e dei cattivi semi di erbe cattive.
Ma i semi sono invisibili.
Dormono nel segreto della terra fino a che all'uno o all'altro pigli la fantasia di risvegliarsi.



Allora di stira, e sospinge da principio timidamente verso il sole un bellissimo ramoscello inoffensivo.
Ma se si tratta di una pianta cattiva, bisogna strapparla subito, appena la si e' riconosciuta.
C'erano dei terribili semi sul pianeta del piccolo principe: erano i semi dei baobab.
Il suolo ne era infestato. Ora, un baobab, se si arriva troppo tardi, non si riesce piu' a sbarazzarsene.
Ingombra tutto il pianeta. Lo trapassa con le sue radici.
E se il pianeta e' troppo piccolo e i baobab troppo numerosi, lo fanno scoppiare.

"E' una questione di disciplina", mi diceva piu' tardi il piccolo principe.
"Quando si ha finito di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta. Bisogna costringersi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai ai quali assomigliano molto quando sono piccoli.

E' un lavoro molto noioso, ma facile".
"E un giorno mi consiglio' di fare un bel disegno per far entrare bene questa idea nella testa dei bambini del mio paese.

"Se un giorno viaggeranno ", mi diceva, "questo consiglio gli potra' servire.
Qualche volta e' senza inconvenienti rimettere a piu' tardi il proprio lavoro.
Ma se si tratta dei baobab e' sempre una catastrofe.
Ho conosciuto un pianeta abitato da un pigro.
Aveva trascurato gli arbusti..."
E sull'indicazione del piccolo principe ho disegnato quel pianeta.
Non mi piace prendere il tono del moralista.
Ma il pericolo dei baobab e' cosi' poco conosciuto, e i rischi che correrebbe chi si smarrisse su un asteroide, cosi' gravi, che una volta tanto ho fatto eccezione.

E dico: "Bambini! Fate attenzione ai baobab!"
E per avvertire i miei amici di un pericolo che hanno sempre sfiorato, come me stesso, senza conoscerlo, ho tanto lavorato a questo disegno.
La lezione che davo, giustificava la fatica.


Voi mi domanderete forse: Perche' non ci sono in questo libro altri disegni altrettanto grandiosi come quello dei baobab?
La risposta e' molto semplice:
Ho cercato di farne uno, ma non ci sono riuscito.
Quando ho disegnato i baobab ero animato dal sentimento dell'urgenza.

Il Katalicammello

Quando l'innocenza è contagiosa!!!!

Lettera di un padre alla maestra di sua figlia

Lettera Di Un Padre Alla Maestra Della Sua Bimba Di i

martedì

Festa Patronale: Sant' Antonio Abate

17 Gennaio 2011: giorno di festa per Agerola
La Festa è una delle massime manifestazioni espressive della vita umana; la ricchezza di vita accumulata nei giorni comuni emerge con forza nella solennità  della festa; la festa vale per l’intensità di energia vitale che in essa si concentra; che fiorisce nel suo splendore. Le feste patronali hanno una particolarità: sono intimamente collegate con la vita e la storia dei nostri paesi; non solo si fa la festa del Patrono ma anche del Paese; è una realtà profondamente sentita come l’espressione più cara di una vita comunitaria.
Nel  nostro paese la festa Patronale è sentita  come un momento particolare di gioia comune.
E’ tradizione onorare il Santo Patrono con festeggiamenti bandistici e processione per tutte le strade del paese : evento solenne di cui la comunità Agerolese è tutta partecipe, infatti, si fa quasi a gara per poter portare a spalla, anche per pochi metri, la statua del Nostro Protettore, perché tutti, per un motivo chi per un altro, si sentono devoti.
In questa speciale occasione viene organizzata anche una fiera di paese: una ventina di bancarelle, che riempiono le strade in frazione Pianillo, espongono una vasta gamma di articoli: abbigliamento, borse, calzature, dolci, utensileria.


Festa Patronale

Nelle fredde  sere di gennaio,
sul corso principale
vecchie luminarie
fissano il percorso che porta
alla Chiesa.

Tutto è illuminato
e alla spicciolata
le famiglie raggiungono la "festa"
agghindati degli abiti buoni della domenica.
                                             
Le vecchiette,
seduta da ore fuori ai portoni,
osservano con ammirazione
le giovani donne passeggiare a gruppi
in attesa di essere notate.

Gli uomini,
raggruppati sul marciapiede dinanzi al Bar,
proseguano da anni - tra rimbrotti e richiami -
la quotidiana partita a carte,
sorvegliando però con attenzione
l'arrivo della processione.

In piazza, silenzioso,
l'uomo dei palloncini
cerca con lo sguardo
i sorpresi bambini,
assorti dalle variegate bancarelle
che sembrano arrestare il tempo
ed annullare la realtà.

Una musica in lontananza
annuncia l'arrivo del corteo religioso:
<Quant'è bello! Quant'è bello!>
gridano le donne vestite di nero e
tutte protese verso il Santo che,
portato a spalla dai giovani del paese,
sembra rivivere i giorni più lieti.

<Forza ragazzi>, si urlano tra loro,
tutti intrisi di sudore e devozione,
un ultima "ballata"
innanzi alla scalinata
di quella "casa" a Lui consacrata,
e un lungo applauso, fuso alla commozione,
coperto dall'intenso scampanio
e dai frastornanti fuochi pirotecnici,
accompagnano il Santo nella deposizione della propria nicchia.

Felice nel rivederlo nuovamente in Chiesa,
il Parroco, adornato dei paramenti sacri più belli,
alzando gli occhi al cielo e unendo le mani come per pregare,
lo accoglie con gli occhi di un bambino,
che ha atteso il ritorno del padre
dopo una lunga giornata di lavoro.                                                 Post pubblicato da G. Maria

sabato

Manifesto degli Insegnanti

ilManifestoDegliInsegnanti

Natale - Christmas - Tu scendi dalle stelle

AUGURI

NATALE
Cumm'è bell'Natale
a sera d'a Virgilia è tutta n'allegria p'a nascit'e Gesù
A tavola apparicchiata, l'arber'allumminato.
'O presepio sta stutato pecchè a mezzanotte s'add'appiccià.
Mammà int'a cucina prepar'e cose bone e
frie 'o capitone ca nun ce pò mancà!
" 'A casa è chin'e fummo!"
Allucca già papà "arape stu balcone ca nun se pò respirà!"
O'nonno friddugliuso annanz'a nu vrasere
ch'e mmane dint'e mane se piglia tutt'o calore!
Natale è pruvverenza
ce penz' 'o Bambiniello
'o ricco e 'o puveriello a tutti fa campà !